Un cantiere in periferia, pannelli solari sul tetto e una giovane coppia che firma il compromesso: questa immagine sintetizza la possibile ripartenza del sostegno pubblico alle abitazioni ad alta efficienza energetica. Dopo lo stop di alcuni anni, la discussione parlamentare sulla Legge di Bilancio 2026 riporta in primo piano una vecchia idea rivista e ampliata: premiare chi acquista una casa «green». Sul tavolo ci sono emendamenti concreti e numeri che potrebbero cambiare la convenienza economica dell’acquisto della prima abitazione. Un dettaglio che molti sottovalutano è la complessità delle condizioni tecniche richieste per accedere alle agevolazioni: certificati energetici, soglie di rendimento e documentazione dell’impresa venditrice saranno centrali nel percorso di accesso al beneficio.
Cosa prevede la proposta di reintroduzione
Il cuore della proposta è chiaro: reintrodurre il Bonus Case Green come detrazione fiscale che consenta di recuperare la detrazione del 50% dell’IVA versata all’acquisto di immobili nuovi con alte prestazioni energetiche. Lo schema riprende strumenti già sperimentati in passato, ma l’emendamento in discussione propone di inserire la misura nell’articolo 9-bis della Legge di Bilancio 2026. La detrazione, se approvata, sarebbe riconosciuta per gli acquisti effettuati entro il 31 dicembre 2028 e riguarderebbe esclusivamente abitazioni certificate in classe energetica A o B. Sul piano operativo la norma prevede che l’importo da agevolare venga ripartito in dichiarazione dei redditi: la misura parla di una ripartizione in 10 anni, con quote annuali da scontare sull’IRPEF.

La proposta distingue la provenienza dell’immobile: il beneficio si applicherebbe agli acquisti da imprese costruttrici e da OICR immobiliari, non alle compravendite tra privati. Questo punto richiama un meccanismo già noto: semplifica i controlli fiscali ma al tempo stesso vincola l’agevolazione alla filiera professionale. Un fenomeno che in molti notano solo a posteriori è l’impatto amministrativo: le imprese dovranno predisporre fatturazione e documentazione coerenti con i requisiti energetici per rendere possibile la detrazione.
Chi può beneficiarne e quali effetti sul mercato
Il Bonus sarebbe rivolto ai contribuenti soggetti a IRPEF, quindi persone fisiche che acquistano la prima casa rientrando nelle condizioni normative richieste. L’idea è di favorire l’acquisto di immobili ad alta efficienza, abbattendo di fatto il prezzo netto sostenuto dall’acquirente grazie alla riduzione dell’onere fiscale. In termini pratici, la misura dovrebbe rendere più competitiva la domanda di case in classe energetica A o B, con un possibile incremento degli investimenti in edilizia sostenibile. Un dettaglio che sfugge spesso a chi vive in città è che la disponibilità reale di unità conformi a questi standard varia molto a seconda del territorio: nelle aree urbane la scelta è più ampia, mentre nel resto d’Italia può essere più limitata.
Accanto al Bonus Green, il Governo valuta la proroga del Bonus prima casa under 36 fino al 2028 per giovani con ISEE entro 40.000 euro. Il combinato delle due misure avrebbe ricadute sul mercato dei mutui: più agevolazioni potrebbero tradursi in una nuova domanda di finanziamenti, come già è accaduto quando il bonus under 36 fu introdotto. Allo stesso tempo il settore delle nuove costruzioni rimane penalizzato da costi crescenti per materie prime e adeguamenti normativi; la detrazione del 50% dell’IVA vorrebbe proprio ridurre questo divario rendendo più sostenibili economicamente le case green.
Cosa resta da decidere e come prepararsi
La partita finale si giocherà in Parlamento: le novità dipendono dall’approvazione definitiva della Legge di Bilancio 2026 e dall’effettiva formulazione dei decreti attuativi. Rimangono da definire i criteri tecnici precisi per la qualificazione energetica, la documentazione richiesta per usufruire dell’agevolazione e le modalità con cui le imprese dovranno certificare le prestazioni. Per chi opera nel settore immobiliare e per i potenziali acquirenti, l’elemento pratico è chiaro: occorrerà verificare con attenzione certificati energetici, contratti e fatture prima di mettere nero su bianco il compromesso.
Un aspetto che molti sottovalutano è la tempistica: anche con l’approvazione formale, serviranno i decreti attuativi e i tempi tecnici per la loro applicazione. Per questo motivo professionisti del settore e famiglie interessate dovranno seguire da vicino l’evoluzione normativa e curare la raccolta documentale. In diverse città italiane gli uffici tecnici e i notai stanno già aggiornando le procedure per far fronte a possibili richieste di chiarimento. La conseguenza concreta, se la misura sarà confermata, è una maggiore attenzione alla qualità energetica degli immobili venduti: un cambiamento che molti italiani stanno già osservando nelle offerte di nuove costruzioni e nei piani commerciali delle imprese edili.
