Tra le vette svizzere c’è un borgo autentico dove Capodanno si festeggia due volte

Tra le vette svizzere c’è un borgo autentico dove Capodanno si festeggia due volte

Franco Vallesi

Dicembre 1, 2025

Sulla piazza principale di un piccolo borgo dell’Appenzello, un corteo di uomini in costume percorre le strade battendo campanacci: qui il nuovo anno viene salutato due volte. Non è un evento creato per i media, ma una sequenza di pratiche antiche che continua a scandire il calendario locale. Chi arriva in auto o in treno nota subito le case in legno con facciate dipinte e il campanile che domina il centro: si capisce che la memoria comunitaria è visibile, leggibile nelle pietre e nelle tradizioni. Un dettaglio che molti sottovalutano è proprio questo rapporto materiale tra abitazioni e rituali, che rende il festa un fatto pubblico e non solo simbolico.

Una storia che si racconta attraverso il rapporto con il territorio

Il villaggio di Urnäsch affonda le sue radici nel mondo contadino e pastorale: compare in documenti del XIII secolo e ha costruito la sua identità attorno alle attività agricole e all’allevamento. Nel corso dei secoli la comunità ha partecipato alle Landsgemeinde, le assemblee popolari tipiche dell’Appenzello, che servivano a prendere decisioni collettive in modo diretto. Questo aspetto istituzionale ha indubbiamente segnato il carattere civico del borgo: la partecipazione alla vita pubblica è una pratica tradotta in spazi concreti, dalla piazza alla chiesa.

Tra le vette svizzere c’è un borgo autentico dove Capodanno si festeggia due volte
Un fiume attraversa il borgo svizzero dell’Appenzello, con case in legno e facciate dipinte sulle rive. Memoria e tradizione si fondono. – confcommerciobelluno.it

Accanto all’economia agricola si è sviluppata l’artigianalità tessile: la lavorazione della tela di lino e la produzione casalinga nel Settecento hanno reso il territorio parte di una filiera diffusa. Oggi la memoria di quelle attività sopravvive nelle forme abitative e negli archivi locali; è un patrimonio che incontra l’interesse di chi studia tecniche tradizionali e di chi cerca luoghi dove il paesaggio ancora informa le scelte economiche. Un fenomeno che in molti notano solo d’inverno è la presenza di passaggi rituali che seguono il ritmo delle stagioni e delle semine.

La continuità storica si legge dunque nella gestione del territorio e nella capacità della comunità di mantenere pratiche collettive. I nomi delle contrade, i sentieri utilizzati dagli alpeggi e le assemblee pubbliche sono elementi che mostrano come Urnäsch non sia semplicemente un “borgo da cartolina”, ma un luogo dove le istituzioni locali e la vita quotidiana si intrecciano ancora in modo palpabile. Per questo motivo la storia del paese rivela anche aspetti amministrativi e sociali che interessano ricercatori e viaggiatori attenti.

Cosa vedere a Urnäsch, tra antichi monumenti e sentieri nel verde

Passeggiare nel centro di Urnäsch significa osservare un’articolazione architettonica tipica dell’Appenzello: case in legno con facciate dipinte, finestre regolari e dettagli decorativi che segnalano una tradizione artigiana ben radicata. La chiesa riformata, con il suo campanile, è un punto di riferimento visivo e funzionale per la comunità; la sua presenza racconta decenni di pratiche religiose e civiche intrecciate. Un aspetto che sfugge a chi vive in città è la centralità di questi edifici nelle piccole comunità, dove non sono solo monumenti ma spazi di socialità.

I dintorni offrono una rete di sentieri escursionistici che collegano boschi, pascoli e alpeggi. In estate le passeggiate proseguono verso le alture e conducono fino alle pendici del Säntis, una colonna paesaggistica della regione; in inverno il territorio diventa un palcoscenico per ciaspolate e attività all’aria aperta di basso impatto. Il paesaggio non è solo scenografia: è parte di un’economia locale che ancora sfrutta prati e pascoli per la produzione casearia e per piccoli allevamenti.

Chi visita cerca spesso anche i piccoli musei locali o gli archivi comunali dove sono conservati documenti sulle pratiche tessili e agricole. Un dettaglio che molti sottovalutano è la presenza di percorsi tematici che mettono in relazione storia e natura: itinerari che spiegano la funzione degli alpeggi, il ruolo delle stagioni nelle attività agricole e la sinergia tra ambiente e cultura materiale. In questi percorsi si capisce perché Urnäsch venga inserita tra i borghi più caratteristici della Svizzera orientale.

La tradizione del Capodanno che si ripete due volte

Il motivo per cui Urnäsch è noto a livello nazionale è il rito del Silvesterklausen, una manifestazione che celebra l’arrivo del nuovo anno con due date distinte: il 31 dicembre e il 13 gennaio, seguendo la scansione del calendario giuliano. Uomini e gruppi mascherati, chiamati “Klausen”, percorrono le vie in costume, suonano campanacci di varie dimensioni e intonano melodie che si sono tramandate per generazioni. La messa in scena non è statica: cambiano i costumi, variano i suoni e resta invece il nucleo rituale che mette al centro l’annuncio collettivo di un passaggio temporale.

La forma della celebrazione è radicata in pratiche pastorali e nell’alternanza stagionale: il richiamo dei campanacci serviva anticamente a scacciare il male e a richiamare prosperità per gli animali e i raccolti. Chi arriva da fuori nota l’intensità del suono e la partecipazione della popolazione, non solo dei protagonisti in costume. Un fenomeno che in molti notano solo d’inverno è la continuità del coinvolgimento: non si tratta di uno spettacolo estemporaneo ma di una forma di cittadinanza collettiva che si rinnova ogni stagione.

Per chi organizza la visita è utile sapere che l’evento richiama pubblico e richiede una buona programmazione dei trasporti: la stazione più vicina è servita dalla linea S23 e il capoluogo regionale di riferimento è San Gallo, a breve distanza. Questo dettaglio logistico è spesso sottovalutato ma determina la fruibilità dell’esperienza, soprattutto in periodi di alta affluenza. Alla fine, il doppio saluto al nuovo anno rimane un caso concreto di come tradizione e luogo si influenzino a vicenda, producendo un calendario che è al tempo stesso culturale e pratico.

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