In molte buste paga si legge sempre la stessa sorpresa: più ore straordinarie, più lavoro festivo, ma il netto a fine mese cresce poco. Non è un caso isolato: nel confronto tra aliquote e voci accessorie si gioca la differenza percepita dal lavoratore. Nel corso della redazione è emersa una modifica che potrebbe trasformare proprio questi compensi variabili: la bozza della nuova legge di Bilancio contiene una proposta che introduce una forma di flat tax per alcune componenti del salario dei dipendenti. È una proposta che mette a confronto due visioni della tassazione: il modello attuale basato sull’IRPEF progressiva e l’idea di aliquote fisse applicate a voci specifiche. Chi guarda la carta paga e chi osserva la dinamica quotidiana del lavoro lo nota spesso: le differenze tra lordo e netto sono spesso guidate dalle regole sui singoli emolumenti. Un dettaglio che molti sottovalutano è che la misura non riguarda l’intero reddito, ma solo alcune parti del salario.
come funzionerebbe e chi può beneficiarne
La proposta contenuta nella bozza punta a intervenire sulle componenti accessorie del salario, non sul salario base in modo generalizzato. In pratica, l’ipotesi è di applicare aliquote fisse a straordinari, lavoro notturno, festivo, premi e altre voci accessorie: questo porterebbe a un reddito netto più alto per chi riceve queste indennità. Al momento la misura è pensata per chi ha un reddito contenuto: il confine indicato nella bozza coincide con il primo scaglione IRPEF, cioè un limite di 28.000 euro di reddito complessivo. Lo raccontano i tecnici del settore che hanno osservato come, con tassazione agevolata delle voci variabili, la busta paga mensile possa aumentare anche se il lordo rimane invariato.

Per farsi un’idea concreta, in alcuni casi stimati da fonti sindacali e tecniche il risparmio fiscale può arrivare a circa 250 euro annui per i lavoratori che percepiscono molte indennità. Un aspetto che sfugge a chi vive in città è che il beneficio non sarà uniforme: dipenderà dalla composizione del salario e dalla presenza di voci variabili nel cedolino. Chi ha solo stipendio base vedrà effetti limitati; chi invece riceve premi di produzione, straordinari o lavoro festivo potrebbe notare la differenza già nella prossima verifica del cedolino.
le aliquote proposte e le conseguenze pratiche
La bozza dettaglia alcune aliquote: per il lavoro notturno, festivo e nei giorni di riposo è prevista una tassazione fissa del 15%, mentre per i premi di produttività l’aliquota scenderebbe drasticamente fino all’1% rispetto alle percentuali oggi applicate in alcuni casi. È inoltre confermata una tassazione agevolata delle mance nel settore turistico ricettivo con un’aliquota del 5%. Nel pubblico impiego, la proposta prevede una tassazione al 15% sulle prime parti del trattamento accessorio fino a una soglia indicativa; su alcuni incrementi legati ai rinnovi contrattuali si ipotizza una tassazione agevolata al 5%.
Queste scelte avrebbero effetti concreti: da un lato aumenterebbero il netto percepito dai lavoratori con redditi bassi e medi che integrano lo stipendio con voci accessorie; dall’altro sollevano questioni sul costo per i conti pubblici e sulla selettività della misura. Un fenomeno che in molti notano solo nelle retribuzioni è la difficoltà di uniformare regole diverse tra privato e pubblico, tra settori con molte mance e settori senza. I tecnici aggiungono che la misura richiederà chiarimenti amministrativi per evitare distorsioni e che rimane da definire il perimetro preciso delle voci incluse. In ogni caso, per molti lavoratori l’effetto immediato sarà una percezione di stipendio più alto: un segnale che nei luoghi di lavoro si traduce in attese concrete sui prossimi cedolini.
